La nostra immagine tra luce ed ombra
La nostra immagine tra luce ed ombra

La nostra immagine è legata all’amore per sé stessi e si divide, molto spesso, tra luci ed ombre. La storia di Margherita
Spesso il confine tra senso di inadeguatezza della nostra immagine ed aspettative perfezioniste è molto labile e tagliente. Accettare i propri limiti, sforzandosi di amare sé stessi, invece, è la sfida più importante.
Quando si parla di accettarsi, piacersi, amarsi, mi ricordo sempre di Margherita, una ragazza giovane, 35 anni. Lunghi capelli mori e grandi occhi scuri; sembra che usi un ottimo mascara, invece sono proprio le sue ciglia così lunghe e nere. Ha un sorriso bellissimo e contagioso e ama leggere romanzi ma anche poesie, perché adora Montale. Quando parla sembra sempre che stia urlando e se glie lo fai notare lo fa ancora di più: “È il mio tono di voce!”, dice.
Da quando ha comprato quel miracoloso robot da cucina appena ha un po’ di tempo libero si mette a sperimentare qualche nuova ricetta. Segue tutto alla lettera perché sa che il programma non sbaglia mai, lei invece sì dal momento che la cucina non è mai stata il suo forte! Adora mangiare. I piatti salati più di tutti, ai dolci dice “di non andarci appresso”. Se vuoi farla felice devi portarla al sushi (all you can eat, ovviamente). Ama mangiare e ama il mare, dice che le mettono serenità i colori del tramonto. Già, il tramonto! Margherita il tramonto non lo aspetta, o meglio lo aspetta molto poco perché al mare ci va dopo le 19.00. A quell’ora nessuno si chiederà perché resta vestita.
Eravamo proprio davanti a un tramonto quando abbiamo parlato a lungo di questa sua “fissa” sulla sua immagine. Era un venerdì di settembre, la spiaggia era poco affollata e avevamo preso un pessimo bicchiere di vino bianco in monouso al bar del lido. “Perché non provi a superare questa cosa?” le chiesi. “Non riesco, non sono tanto tutti i chili che ho preso dopo quella brutta storia, quanto questa maledetta cellulite! Non riesco, mi sento nuda, mi vergogno!”.
Vergogna. È un termine che il dizionario italiano descrive così : un sentimento di colpa o di umiliante mortificazione che si prova per un atto o un comportamento, proprio o altrui, sentiti come disonesti, sconvenienti, indecenti. Molto strano. Forse Margherita non ha trovato il termine giusto nel tentare di descrivermi il suo disagio nel mostrarsi in costume, o forse (sicuramente, direi) chi scrive le definizioni dei dizionari non conosce Margherita. Fatto sta che lei non li toglierà quei pantaloni larghi e lunghi fino al ginocchio!
“Guardati intorno”, le dissi. “Pensi che se adesso ti togliessi quegli orribili pantaloni tutti si metterebbero a guardare la tua cellulite? Quei ragazzini laggiù stanno amoreggiando, questa donna è troppo impegnata a sbraitare contro i suoi bambini, quella coppia di anziani sta mettendo via l’ombrellone. E anche se ci fossero altre duecento, mille o un milione di persone, all’orizzonte sta calando il sole. Nessuno si preoccuperebbe di capire fino a che punto sia indecente la tua cellulite”.
“Lo so, ma è una cosa mia”. Lo sa bene che è “una cosa sua”. Margherita sta proiettando negli altri un giudizio negativo su sé stessa che in realtà è solo suo. Perché in realtà è bella, molto bella. Mi ricordo di quella volta che aveva incontrato l’amore. Quel tipo aveva perso la testa per lei, le regalava fiori e le dedicava canzoni. Lei era raggiante, si sentiva bella; le si leggeva in faccia e nel modo in cui si muoveva, nel modo in cui aveva cominciato a vestirsi, a sorridere. Non si curava dei suoi difetti. Quella storia è durata fino a primavera. Chissà se l’avrebbe portata a fare un bagno al mare, mi chiedo. Magari si. E poi ancora: “C’è proprio bisogno di qualcuno che ci insegni ad amarci prima che riusciamo a farlo noi?”
Margherita non ha saputo rispondere a questa domanda o non aveva voglia di rifletterci.
E invece è importante provare a farlo. Si può sicuramente imparare ad amarsi prima ancora che sia qualcun altro a farlo per noi o con noi. Abbandonare per sempre questa smania assillante di perfezione per la quale è quel piccolo difetto a mettere in ombra tutta la bellezza che ci appartiene e non viceversa. Evadere dalla prigione delle insicurezze, calpestare la paura dei giudizi e ritrovare, finalmente, la nostra spiaggia libera da paure e pregiudizi. Quel posto sicuro in cui la nostra immagine si rivela per quello che è: bellissima e imperfetta come ogni cosa di questo mondo.